Cosa rimane dell’uomo – dopo che il martello nietzscheano ha colpito ogni certezza, frantumato idoli e credenze, resa vana persino la ricerca della verità? Perché nemmeno il disincanto e la disillusione totale sono auspicabili all’interno dell’orizzonte di trasvalutazione delineato dal filosofo dell’eterno ritorno? Solo tenendo conto di un particolare movimento oscillatorio si può provare a rispondere a questi interrogativi, per comprendere la potenza e la perfezione del pensiero di chi – come Friedrich Nietzsche – non ha firmato alcune tra le tappe cruciali della storia della filosofia da semplice “distruttore”. Nasce in questa atmosfera di aurorale rinnovamento la necessità di una danza – propiziatoria rispetto all’emancipazione dal passato e al contempo perfettamente consapevole della natura e dei limiti di coloro che sono chiamati a seguire le sue polifoniche, dissonanti armonie.
Silvia Capodivacca, Danzare in catene. Saggio su Nietzsche, 2009, pp. 226, ISBN 9788884838353
Postfazione di Umberto Curi
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